Non è la Poesia - Chat |
UN TENNISTA QUALSIASI
By Fènix Félix.
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Sono solo in questo luogo,
mi ritrovo in un luogo buio,
forse penso troppo,
la mente ricuce i dettagli
mentre mi avvicino alla rete,
la mente suggerisce che è finita,
sono cieco dall'emozione!
Ma la vera gara non è ancora incominciata,
“un punto può fare la differenza”
ricordo tenacemente ad ogni partita,
ma non vedo il mio avversario,
non lo ritengo tale,
perché appare più come un riflesso di me.
La percezione si intensifica
e il campo di gioco si restringe,
sembrava così grande,
ma qui nulla è irraggiungibile,
la meta è soltanto un'altra tappa,
più tappa della maestra...
Io sono qui
sotto gli occhi degli spettatori...
Chi sono io qui?
Un tennista qualsiasi,
che ha sconfitto se stesso
in duello
e adesso stringe la mano
a un'ombra che gli somiglia molto.
- aprile 2017
ANNI E ANNI,
By Fènix Félix.
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Anni e anni
a cercare un amore
che dentro me non c’è
o nella coscienza
aberrando – consiglia –
afferma solamente
ciò che non deve…
Il resto è memoria
d’inutili pretese
perché c’è già chi ha
chi possiede
da anni e anni il Vero
ma il me su cui adesso
scommetterei
sta perdendo le forze
e non sa più
se è amare un ricordo
o allontanarsi
dalla Vita,
l’unico modo
per essere felice.
DIMENTICANZA
By Fènix Félix.
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Non è sicura mai la strada,
dove s’incontrano le nostre anime.
Laddove attingo al pensiero,
un raggio di luce,
un lume appena acceso di rimembranza,
palesa una flebile immagine,
ero sotto un cavalcavia e dallo specchio,
in fronte a me, pensoso e curioso,
vedevo chi io non sono,
attraverso più di un raggio di luce
grazie a cui qui mi fingo autore...
Vedevo un altro come me
che più di me è nel mezzo
e in mezzo a questa via che io non so
sorrido e penso che somiglia
molto alla mia e ci vediamo passare...
Così accade la Dimenticanza,
a dirci ciò che qui non siamo mai,
pur incontrando il ricordo,
ma per questo diamo precedenza,
per non destare scompiglio,
mentre restiamo
come solo le ombre che si levano
dalla luce a un solo abbaglio
che nella penombra ci lascia alla vita
quando il lume della ragione
ci precede lungo la via...
ESISTERE
By Fènix Félix.
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Ero fra me e me e non c’ero
vivendo il ricordo
oggi ho visto la mia ragione riflessa
ad uno specchio
e il terrore attanaglia l’anima
per l’avverarsi di un giorno lontano
perso nell’antro della coscienza
come una Fenice il pensiero risorge
dalle sue ceneri
domani sarò qui
e da ieri chissà
se avrò imparato un senso
vedrò me stesso in un altro specchio
forse
nascondendomi alla luce
ero fra me e me e non c’ero
– immagine –
così la vita genera vita – dicono –
ma oltre ad essa
lo specchio è già andato in frantumi
da secoli distanti
nel dipanarsi della Storia
che assume un suo volto
ma allo specchio del mai e del sempre
c’è anche il mio
corrugato dalla sofferenza
in mezzo ad un cielo
che non ha né inizio né fine
tranne quello ultimo
di un puro e libero:
– Esistere…
SE LA VITA
By Fènix Félix.
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Se la vita è un dono
di cui non sai che fare,
se la vita è un disagio
che porta ai suoi tormenti,
se la vita è una sfida
che porta al progresso,
se la vita è materia
di ciò che è fatto il mondo,
se la vita è memoria
di un panorama infinito,
se la vita è un destino
che non sai dove porta,
se la vita è un messaggio
che non puoi non ascoltare,
se la vita è un governo
che non desta il dissenso,
e oggi ti svegli inquieto/a
e la vita è in te ,
guardati intorno e sappi
che in questo giorno,
incomprensibilmente,
sei nato/a ancora
e io che per via di un Dio
potrei anche morire,
vorrei sapere da te,
chi sono in te?
OCCHI
By Fènix Félix.
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getta il mio viso dentro ai tuoi occhi
siamo luce di sguardi
persi in mezzo alla notte
getta il mio fato dentro alle tue mani
siamo ombre qui distanti
perse in mezzo alla vita
stringimi in un abbraccio ancora
fra luci ed ombre noi saremo il giorno
ma non sarei io per sempre o mai
se per l’eternità resti qui per sempre e poi
l’infinito nascerà ancora per tutti noi
nelle mia mente là dove rimani
c’è un amore impronunciabile
c’è un amore inestimabile
che con gli occhi non puoi vedere
ANIME IN VIAGGIO
(siamo anime in viaggio)
By Fènix Félix.
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(intro strumentale e parlato)
La vita è infinita... La vita è infinita...
(strofa 1)
Camminando vedo la strada,
con sguardo incerto, a passo lento,
non sapendo dove andare,
dove stare, alla luce di un domani,
chiedo a me stesso ciò che sento,
per stravolgere i miei piani
e tornare un po’ ad amare
e vivere comunque vada,
(ritornello)
camminando, camminando,
sulla strada, inciampando,
in un destino che a noi
mai non bada
siamo anime in viaggio [x2]
(ponte)
oltre l’uscio del mattino,
oltre il miraggio della verità
oltre la terra e il mare, il casino,
del cielo e questa nostra realtà
(strofa 2)
Qualsiasi cosa poi accada,
col mio sconcerto, al cielo mento,
non capendo dove guardare,
oltre il mare, alla riva in cui rimani,
siedo a qui per lì non contento,
per dirigere queste mani
a cercare ed un po’ trovare
a mostrare una storia rada
(ritornello)
camminando, camminando,
sulla strada, inciampando,
in un destino che a noi
mai non bada
siamo anime in viaggio [x2]
(ponte)
oltre l’uscio del mattino,
oltre il miraggio della verità
oltre la terra e il mare, il casino,
del cielo e questa nostra realtà
(special)
ma dove guardi l’orizzonte,
dove l’occhio impazza, ad una meta,
nel tumulto degli intenti,
dove stenti, all’ombra di giorni andati,
chiedi a te stessa se ti inquieta,
poi interroga pure i vati
per scontenti ai quattro venti
per la vita che avrai di fronte
(ritornello)
camminando, camminando,
sulla strada, inciampando,
in un destino che a noi
mai non bada
siamo anime in viaggio [x2]
(ponte)
oltre l’uscio del mattino,
oltre il miraggio della verità
oltre la terra e il mare, il casino,
del cielo e questa nostra realtà
(outro strumentale e parlato)
La vita è infinita… La vita è infinita...
LAVORI IN CORSO
(uno scritto di pura fantasia)
By Fènix Félix.
I.
Se perdendo cotanto del tuo senno,
non trovi strada che non porti ad esso
e cerchi, la vita che resta, al cenno,
dimenticando te stesso e indefesso...
II.
Di chi coglie dal viso la paura,
e fabbrica un sorriso che è di ferro,
sulla loro sorte, più cruda, pura,
edifica e costruisci ben a sterro...
III.
Reca a loro il luogo dell’isteria,
lasciali al cordoglio della lor vita,
spingi oltre, dove giace, la follia,
e misura il lor passo dove invita…
IV.
Sentirai gemere stolte ragioni,
rivedrai nel tempo che li sgomenta,
nel passare di, inutili, Stagioni,
l’insana gioia che poi li tormenta…
V.
Al tratto della vita che il Mito pone
come senso d’un patto innominato,
da un Essere che, da noi, poi ripone,
ma non dona altro che ciò che è stato,
VI.
quel dimenarsi che l’orgoglio alterna
di sovente in mente e qui morale:
della Natura, che in vero, qui governa,
e lascia al bene un raffinato male…
VII.
Produci poi la speme del dissenso,
e troverai prigioni molto in voga,
costruendo, senza tregua, il consenso,
di chi del suo dire ne fa una droga…
VIII.
Li vedrai in lotta con gioie esatte,
nell’estasi di incerte realtà,
per vecchie fantasie, ormai, disfatte,
in molti luoghi e tempi e verità…
IX.
Una pace in sé distorta e corrotta,
vigila attenta sulla vita breve
e la guerra, che assai giova, è rotta,
in frammenti di Fato ancor più greve.
X.
Ma destati dal misero giaciglio,
messia del tuo stesso stupido affanno,
rimesta, poi contesta, lì dal ciglio,
d’arte e parte nel tuo muto inganno...
XI.
Lavori in corso di un’attesa gradita,
da chi nelle menti alterna la sfida:
una rimessa fede, emana, tradita,
il potere da cui sempre diffida…
XII.
In te vi è l’ombra che arranca alla luce,
oh nostra Umanità che poi ne rendi,
lo spazio, ben digiuno, che si riduce
per ciò che sei col passo da cui stendi.
XIII.
Il tuo dominio su questo bel Mondo
devi portarlo ben oltre il finito,
più di prima, adesso, ma dopo in fondo,
sarai ancora qui puntando il dito?
XIV.
Lì dove punti il dito c’è dolore,
e sei sempre tu che ne porti il peso,
che rimane appeso, al cuore, per ore,
che non sempre può essere difeso,
XV.
e la Follia che ogni tanto dirigi,
da te che sei attrice del tuo fine,
resta scarna, di intese, in dì grigi,
per l’unanime stato poco affine...
XVI.
Al ben sano integrarsi del guadagno,
d’una specie che reca solo attesa,
nelle reti, di chi lascia, al ragno,
gli insetti che al giusto non danno resa.
XVII.
Ma per adesso taccio alla tua streg...
TEMPO
(forse è da correggere)
By Fènix Félix.
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Cadono le foglie,
con voglie estranee, destano il desire,
che nostro sire Tempo,
porta nell’Autunno in sue dolci spire,
un inverno freddo nel suo maltempo,
cede e dona, accoglie,
un sol abbraccio che d’amor s’annega,
questo dì alle soglie
di ciò che sua maestà nega o toglie.
Sarà l’amato o l’amata a rapire
il senso dato che non sa capire?
L’Infinito che gli amanti in sé lega.
L’Autunno in sua veglia,
assai sveglio sogna, di altre stagioni,
che il nostro amico Cielo
serba nelle menti e le sue prigioni,
ma restando allo sguardo come un velo,
osserva, sorveglia,
il futuro d’una nuova Primavera
nel suo dormiveglia,
che con un solo sguardo in lui risveglia
il bel ricordo di ben altri amori,
d’andate epoche e perduti sapori…
Che in codesto dì ne rievoca un’Era...
Ma quando tace il Sole,
tace l’Autunno, fra le tante stelle,
naviga d’Eternità,
ma ne potremmo dire delle belle,
se qui non fosse un’inquieta realtà
assente di parole,
che dal verso del poeta non si attinge
o impara nelle scuole,
rimane sempre a ciò che vuole e duole.
Non c’è mai alcun modo per sapere
se di fatti sia un qualche dovere,
che per sua maestà Tempo in sé non finge.
E Primavera s’alza,
racconta d’un sogno, che non si può dire,
per il sentito Viaggio,
che in molti si sentono di predire,
anche se non gli costa alcun coraggio,
a ragione, sobbalza,
da un lato all’altro di codesto Mondo
quello che poi s’innalza,
fra le vesti del Fato poi rimbalza
e dona a noi un sentire lontano,
che di fatto non ha alcun che di strano
ed il Mondo ruota al Tempo profondo.